Come costruire una nuova citta'
"Il Firenze",29 dicembre 2006
Si alzano, nel dibattito sulla nuova società multireligiosa e multiculturale, voci dissonanti. E contrapposte. C’è chi sostiene che non si debbano allestire presepi e mostrare i segni del Natale cristiano nei luoghi pubblici per non urtare le nuove minoranze religiose. E c’è chi, come l’arcivescovo di Bologna, Mons. Caparra, sostiene che fra cristiani e musulmani non può esservi vero dialogo. Troppo grandi sono le differenze che consentirebbero, al più, la reciproca tolleranza.
Sintomi, su versanti speculari e radicalmente opposti, del disagio dei nostri tempi e della difficoltà di individuare vie certe e rassicuranti alla convivenza nell’ Italia “plurale”. Che, pure, in molti ambiti locali, si tenta di edificare. Va in questa direzione la costituzione della nuova Consulta intrerreligiosa della Toscana. Che riunisce musulmani, ebrei, buddisti, minoranze cristiane e cattolici. Un organismo che ha esordito condannando gli atti vandalici contro il cantiere per la costruzione della
Moschea di Colle Val d’Elsa. E deplorando la provocatoria iniziativa dell’iraniano Ahmadinejad (“negazionista” dell’Olocausto). Ancor più significativo è che il rappresentante dei giovani musulmani abbia detto di riconoscersi nelle ricorrenze civili della nostra tradizione repubblicana come il 25 Aprile e il 2 Giugno. Sottolineando l’importanza del riferimento dei cittadini di ogni cultura e di ogni
fede ad un patrimonio di valori comuni. Nelle prese di posizione e nel dibattito della Consulta si ritrovano i due grandi tratti distintivi dell’identità toscana: il sentimento religioso (che ora ha più facce e più espressioni) e la passione civile. Senza il riferimento ad entrambe le dimensioni-fede e cultura della vita pubblica- non si spiega la grande tradizione che va da Dante fino alle personalità della vita culturale e politica del nostro Novecento. Diceva La Pira che la città (simbolo e perno della
comunità umana) ha tre elementi identificativi: una casa da abitare, una fabbrica per lavorare, una chiesa per pregare. Che oggi alla chiesa, e alla sinagoga, si affianchino la moschea e anche la pagoda è un dato di fatto. Da cui partire, in spirito di laicità, per progettare la nuova città degli anni duemila.
Severino Saccardi
Direttore di “Testimonianze”
e consigliere regionale della Toscana
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