La vista di Francesco? Un esame di coscienza, non solo per chi crede
Pubblicato sul "Corriere Fiorentino" il 26 settembre
Sarà un incontro particolare, quello di Firenze con il papa. Firenze è la città (come hanno ricordato Mauro Bonciani e Simone Siliani sul “Corriere” del 20 Settembre) di don Milani, La Pira e Balducci. Ma com’è oggi la Firenze che accoglie Francesco? Quanto ancora si sente (è il tema dell’ultimo volume di “Testimonianze”) città del mondo? E quanto è in grado di cogliere le sfide della modernizzazione (che le eminenti personalità del passato, pur spesso orientate da uno sguardo critico, si sono ben guardate dall’osteggiare)? Siamo sospesi su un particolarissimo crinale. Che ha su un versante la capacità di Firenze di essere, ponendosi al passo con i tempi, all’altezza della storia e sull’altro la possibilità di ridursi a città-Disneyland, di scivolare nel provincialismo e di lasciar spazio a fenomeni di involgarimento che ne deturperebbero il volto. La visita di papa Francesco può essere l’occasione per un esame di coscienza. Per credenti e non credenti. Certo, Firenze ha al suo attivo, ancor oggi, connotati di buona qualità. Come il “pluriverso” religioso, contraddistinto da un robusto spirito laico e dal dialogo fra le diverse comunità: quella cattolica, quella delle storiche minoranze (come i valdesi), la comunità ebraica, la comunità islamica. O come le esperienze dell’associazionismo e della solidarietà operante. Per non dire dei punti di riqualificazione architettonica. Si pensi alle “Murate”, già carcere “storico” di Firenze. Un luogo di afflizione. Che, adesso, è sede di centri di cultura. Ci sono, tra gli altri, il Caffè Letterario, la libreria, Il Centro Kennedy e “Testimonianze”. Un benefico contrappasso. Dove prima c’era restrizione, oggi si parla di diritti umani. Sia consentita la licenza di un sogno. Il papa a Firenze avrà il suo gran daffare. Ma se (qui sta il sogno ardito) Francesco trovasse qualche attimo per un piccolo “fuori programma” e ci onorasse di una sosta alle “Murate”, gli faremmo anche visitare, all’interno della sede di “Testimonianze”, la piccola chiesa (sconsacrata) dedicata alla Madonna delle Nevi. Proprio come quella chiesetta sulla “montagna incantata” dell’Amiata di cui parlava Ernesto Balducci (che ricorderemo, nel Convegno Ecclesiale, a Badia Fiesolana, insieme alla Fondazione “Balducci” e agli Scolopi) con toni evocativi. Gli stessi toni con cui egli avrebbe immaginato quel Sogno di una cosa (auspicio di un mondo migliore), che forse è lo stesso cui Bergoglio allude, e con cui avrebbe sostenuto (e probabilmente anche su questo il “papa venuto da lontano” è in sintonia) che l’unico tempo degno dell’uomo è il futuro. |