La Toscana e l'Italia dopo il voto
Il Manifesto, 15 Aprile 2010
Appassionato dibattito, Lunedì scorso, presso la sede di “Testimonianze, su Toscana e Italia dopo il voto, con tre analisti di vaglia: Roberto D’Alimonte, Carlo Fusaro e Antonio Floridia. Responsabile, quest’ultimo, dell’Osservatorio elettorale regionale. D’Alimonte ha insistito sull’opportunità di far riferimento, al di là delle percentuali, alle cifre assolute dei voti ottenuti dai partiti.Le quali attestano che non esiste una travolgente ondata di consensi al Pdl, che di voti ne ha persi parecchi, più del Pd. Contrariamente a quello che la comunicazione mediatica ha teso a sottolineare, ha perso anche la Lega. Che ha avuto però la capacità di portare proporzionalmente i suoi elettori a votare molto più dei suoi alleati e dei suoi avversari. Al centro della scena il tema dall’astensionismo.
Ma, al contrario di come si tende talora a ragionare, non esisterebbe il “partito” dell’ astensionismo. Che non ha omogenee connotazioni “protestatarie”. Nel tempo della politica post-ideologica (concordano su questo Floridia e D’Alimonte) si allentano controllo sociale e tensione civile e tendono a ridimensionarsi le schede bianche mentre aumentano coloro che, direttamente, non vanno a votare.
Anche il “caso Toscana”, al di là del notevole risultato del centrosinistra in termini percentuali (che Floridia ha diffidato dal ricondurre allo spirito “bulgaro” di una società “conservatrice”), spicca per la consistente, e nuova, pulsione astensionistica e per la diminuzione di voti in termini assoluti, rispetto al 2005, della coalizione vincente. A livello nazionale, Pd e centrosinistra non riescono, ad essere benevoli, ad allargare i consensi. E su questo il dibattito, fra relatori e pubblico, si è fatto direttamente politico.
Ha preso di petto la “questione Pd”, Carlo Fusaro. Analizzandone le debolezze in termini di leadership, identità, “parole chiave”. E definendo pessima l’idea del semi-presidenzialismo . Con la quasi certezza di una presidenza di Berlusconi che “ha senso dello Stato”, ha detto ironicamente, quanto “io capacità di fare la danza del ventre”. Al centro della discussione anche il sistema elettorale toscano. Che non ammette le preferenze e che Enrico Rossi non esclude di riformare. Contestate, in più di un intervento, anche le Primarie “alla toscana” per la scelta dei consiglieri regionali, in cui il voto d’opinione è rimasto compresso dal peso delle logiche correntizie e territoriali. Concordi, peraltro, i tre relatori nel prediligere un sistema basato sui collegi uninominali rispetto alla logica, considerata “distorsiva”, delle preferenze.
Grande, soprattutto, la voglia di discutere di contenuti: lavoro, giustizia, rapporto politica-società civile. Diversificati, i punti di vista.Ma comune il desiderio di ritrovarsi in sedi (come quella di “Testimonianze”) aperte al confronto e alla produttiva “battaglia delle idee”. Partendo dalla disamina, brillantemente “tecnica”, dei risultati elettorali, si è parlato, soprattutto, di “riforma della politica”.
Una sollecitazione che continua, prepotente, a manifestarsi. Per Pd, centrosinistra e “sinistra alternativa” non tenerne conto significherebbe candidarsi volontariamente alla sconfitta.
Severino Saccardi
Consigliere regionale (uscente) del Pd
Direttore rivista “Testimonianze”
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