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Democrazia di carta
Domenica 27 febbraio, "Corriere Fiorentino"

Ricostruendo la fuga da Alma Ata, dov’era stato confinato da Stalin, Trockji racconta l’emozione del momento in cui, nelle innevate pianure russe, trova in un villaggio la “cosa più bella del mondo”: un giornale fresco dell’inchiostro di stampa. E’ una grande storia, quella del giornalismo. Una storia che, oggi, il flusso comunicativo della “rete” starebbe travolgendo. Andiamo “verso un mondo senza giornali?” Su questo si interroga il volume della rivista “Testimonianze” dedicato al rapporto fra “crisi del giornalismo” e nuove frontiere della comunicazione. Ne discuteranno domani (Via Cavour 18, Firenze, ore 16.30) Paolo Ermini, Fabio Galati, Marco Pratellesi, Pino Rea, Paolo Ciampi e chi scrive in un incontro (presieduto da Enzo Brogi)  sul “Pianeta Informazione”.
C’è chi dell’estinzione dei giornali “di carta” profetizza l’anno (il 2043).
E c’è un libro (V. Sabadin, ed. Donzelli) che immagina “L’ultima copia del ‘New York Times’ ”.
Del tutto particolare, la situazione italiana. In cui discutere di «estinzione dei giornali»è  paradossale. In un Paese che, pure, ha conosciuto, e coltiva, esperienze originali nel mondo dell’informazione, troppo bassa è ancora la percentuale di lettori di giornali,  libri e pubblicazioni culturali. Rischiamo di trovarci in un contesto «privo di giornali» in una società che ancora non ha saputo valorizzarne appieno la diffusione?
Gravano, d’altronde, sulla situazione italiana, contraddizioni irrisolte non solo riguardo alla «questione giornali» ma , in generale, relativamente al mondo dell’informazione e della produzione editoriale: conflitti di interesse (tra cui quello che, per antonomasia, domina il rapporto fra comunicazione, editoriale e televisiva, e politica), lottizzazioni partitocratriche, «dispotismo» della grande distribuzione, gestione delle quote pubblicitarie.
Questioni, la cui mancata soluzione chiama in causa le responsabilità della politica.
Non sono certo problemi di carattere settoriale o riduttivamente “corporativo”. Non sappiamo quali forme assumerà il giornalismo del futuro. Che, verosimilmente, si baserà su un’interazione fra carta stampata (la cui scomparsa non è, forse, così vicina) e comunicazione on line. Quel che è certo è che in discussione è ben più che una questione di supporti tecnici. E’ anche in relazione al ruolo del“quarto potere” che si definisce la qualità della democrazia degli anni 2000.

Testimonianze rivista laica fondata da Ernesto Balducci
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