Riforma della politica, via il "parlamento dei nominati"
"stamptoscana.it", mercoledi' 21 settembre
Un Referendum non è la panacea per i mali della politica. E non sempre la via referendaria è agevolmente percorribile. Sono considerazioni che il successo delle consultazioni dello scorso Giugno non deve far scordare. Nondimeno, la raccolta di firme per la promozione di un referendum contro la legge elettorale nazionale sta non solo riscuotendo un buon successo, ma ha, dalla sua, buone ragioni. Come non essere d'accordo sulla modifica di un meccanismo elettorale che consegna nelle mani dei vertici partitocratici la selezione dei rappresentanti che gli elettori devono semplicemente ratificare con il voto di lista? La rimessa in discussione del “Parlamento dei nominati” è una scommessa politica di fondo. Non a caso, il premier Berlusconi (inseguito da esponenziali guai giudiziari e sconcertato dalla probabile e incombente conclusione della sua parabola politica) appare preoccupato di una tale prospettiva. Meglio votare subito che affrontare il rischio di elezioni senza il paracadute del “Porcellum”. E' auspicabile un pieno successo della raccolta delle firme. Chi scrive si è regolato di conseguenza. Certo, non è che, di per sé, la restaurazione del meccanismo “misto” maggioritario-proporzionale della “Legge Mattarella” (il “Mattarellum”) sarebbe risolutiva dei problemi politico-istituzionali. E' con quel meccanismo, che pure ha consentito il consolidamento del bipolarismo, che si sono andate sviluppando coalizioni frammentate e instabili (come quella che è stata fatale a Romano Prodi). La speranza è, dunque, quella di un “buon uso” della spinta referendaria come leva per la definizione di una legge elettorale di nuovo conio per ridar voce ai cittadini elettori. Un tema di cui verrà discusso (insieme a Vannino Chiti, vice-presidente del Senato, ed al costituzionalista Carlo Fusaro) in un incontro presso la sede della rivista “Testimonianze” (Via G. Orsini, 44, a Firenze, Giovedì 22 Settembre alle ore 21.00) intitolato Ridar voce ai cittadini. Non poche le questioni sul tappeto. A partire dalla considerazione che la questioni istituzionali ed i meccanismi elettorali rappresentano la condizione necessaria, ma davvero non bastevole, a risolvere le contraddizioni del Paese. Che solo in una profonda riforma della politica ed in una nuova connessione fra sfera istituzionale e società civile può trovare la via maestra per discostarsi dal baratro. C'è, d'altra parte, un'elementare ragione di coerenza per i sostenitori del Referendum. Il sindaco Renzi, che ama il linguaggio colorito, l'ha detto, facendo riferimento alla somiglianza fra il “Porcellum “ nazionale e il “Cinghialum” (la legge elettorale regionale ) vigente in Toscana. Dove, per il Consiglio Regionale, si vota per “liste bloccate”. Se non un “Cinghialum”, secondo il lessico renziano, almeno un “Porcellino. Un sistema che non viene più difeso nemmeno dal presidente della Toscana, Enrico Rossi. Verrebbe però da dire che, se un segnale si vuol lanciare, non ci si dovrebbe limitare a promesse da rinviare sine die o ad istituire la solita commissione regionale per studiare il problema, ma si dovrebbe procedere speditamente alla riforma. Ci sono credenziali che vanno evidenziate tempestivamente sul campo. Resta, poi, il fatto che con qualunque legge elettorale, nazionale o regionale, un problema di fondo sarà comunque quello della selezione dei candidati e delle liste da presentare al vaglio degli elettori. E' un ambito in cui il braccio di ferro fra istinto all'autoconservazione delle nomeklature e le istanze autentiche di rinnovamento della politica non può che fatalmente riproporsi. Come si dice: qui è Rodi; e qui salta. |