Io, Curcio e una storia da rispiegare ai giovani
Pubblicato sul "Corriere Fiorentino" giovedi' 15 marzo
Ha fatto discutere il passaggio da Firenze di Renato Curcio. Nessuno, d’altra parte, può essere eternamente ricondotto alle responsabilità di una precedente epoca se, dal punto di vista penale (altra cosa è l’ambito etico), ha saldato il suo debito. Con l’ex fondatore delle B..R chi scrive ebbe un confronto, anni fa, in occasione della presentazione di un libro dell’editrice “Sensibili alle foglie” dedicato alle vite (più agli ex terroristi, però, che alle vittime) travolte dagli “anni di piombo”. Notai che Curcio riproponeva sostanzialmente, pur nel rincrescimento per il dolore provocato, una certa lettura di quella storia. Che al “partito armato” ascrive un’unica responsabilità: quella di aver perso.
La storia di quegli anni andrebbe spiegata ai giovani. C’è un clima che andrebbe ricostruito. Padre Balducci ebbe una fitta corrispondenza con molti ex terroristi e con i loro familiari. Firmò anche uno scritto, dal titolo apparentemente provocatorio (“Terroristi, nostri figli”) per denunciare le responsabilità della società. Ne emergevano, anche, contesti socio-culturali che ben facevano capire l’espressione “album di famiglia” usata da Rossana Rossanda per descrivere il terreno di incubazione di drammatiche parabole esistenziali.
Vanno ricordate le tragedie della nostra città: come l’assassinio di Lando Conti, ucciso a due passi dalla sede ( di allora) di “Testimonianze”. Ricordo che da qualche parte trovavano ancora spazio posizioni che ponevano in relazione il “terrorismo dal basso” con il “terrorismo dall’alto”.
Un eterno fraintendimento: la violenza terroristica non può essere relativizzata.
La scelta della non violenza è questione non metodologica, ma opzione di fondo. Con due corollari. L’attenzione, in primis, al punto di vista delle vittime (del terrorismo “nero” e “rosso” e dello “stragismo”) ed ai loro familiari, spesso dimenticati. Personalmente, negli anni del Consiglio Regionale, ho conosciuto la dignitosissima Mariella Magi, vedova di Fausto Dionisi, l’agente ucciso da “Prima Linea” in via delle Casine.
L’altro, fondamentale, corollario della “strategia della non violenza” è che essa non coincide con la passività e l’accettazione dell’esistente.Rendere viva la democrazia ed operante la giustizia è il modo per tagliare alle radici l’ insorgenza dei fantasmi del passato e per costruire un domani che abbia il suo fondamento nel confronto con l’ “altro”. |