Tra Gramsci e Teilhard
Pubblicato su "Cultura Commestibile" il 2 febbraio
Secondo l’appassionata ricostruzione di Aldo Bondi (nel libro pubblicato dalle Edizioni di Storia e Letteratura), è in mezzo a questi due grandi riferimenti che si colloca la vicenda di Alberto Scandone (1942-1972). Che era una promessa della politica italiana. Un percorso in evidente ascesa, il suo, tragicamente troncato a causa di un incidente aereo nei cieli di Sicilia. Una sorte drammaticamente analoga a quella già toccata a Nicola Pistelli (dirigente fiorentino della sinistra DC, perito a 35 anni in un incidente) e ad quella poi subita da Enzo Micheli (redattore di “Testimonianze” e dirigente fiorentino del PCI) morto, nel 1982, in un incendio in Corsica. Storie che hanno, fra loro, sorprendenti analogie. Di quella di Scandone, Bondi traccia il profilo su più piani. In un racconto in cui c’è la politica, c’è la restituzione di un pezzo di storia italiana, ma c’è anche la “storia di un’anima”. Un percorso che si incastona nella “grande Firenze” di La Pira, Balducci, Enriques Agnoletti. Figure che al giovane Alberto Scandone (figlio di un dirigente della “Galileo” e nutrito di raffinata cultura) fanno da riferimento. E’, Alberto, da un certo punto di vista, il frutto tipico (il che fa ancora più spiccare l’ originalità di una “vocazione”) di una certa borghesia illuminata. Come Don Milani, che visse come una sorta di espiazione di quella origine il suo impegno per “gli ultimi”. Un impegno che caratterizzerà anche la breve vita di Scandone. Dalla giovanile militanza antifascista in “Nuova Resistenza” all’adesione all’area socialista (insieme al giovane Valdo Spini) fino all’approdo al PCI (dove fu collaboratore di Berlinguer). Una sensibilità sociale che si rifletterà anche nell’ epistolario con Luciano Martini, che fu direttore di “Testimonianze”. Scandone fu vaticanista e notista politico (su “L’Ora” di Palermo, “Rinascita” e “L’Astrolabio” di Ferruccio Parri), militante politico e “uomo di confine”. In un’epoca di grandi cambiamenti politico-sociali, anche la Chiesa è investita da eventi che hanno la forza della storia (con Giovanni XXIII ed il Concilio). Sullo sfondo del rinnovamento del mondo cattolico, il percorso spirituale di Scandone è assai peculiare. Consapevole dell’importanza delle radici cristiane (ed acuto indagatore di temi ecclesiali), si considererà, per alcuni anni, non credente per tornare poi ad abbracciare la fede. La sua è una vicenda che si definisce nel riferimento a figure-simbolo come papa Giovanni, Barth e Bonhoeffer e, appunto, Teilhard de Chardin . Aderendo convintamente al Pci, d’altra parte, egli avvertirà le questioni aperte, su più fronti, nel rapporto fra comunismo e libertà, fra comunismo italiano e collocazione internazionale, fra identità comunista e fede cristiana. “ In mezzo a loro / (…) / da comunista devo vivere il Vangelo” è il sentire che gli attribuisce Giorgio Manacorda in un commosso componimento dedicato al suo ricordo. Della lezione di Alberto Scandone, Aldo Bondi ricostruisce gli elementi che, in tempi mutati, ancora ci sollecitano: “buona politica”, laica declinazione del rapporto fede-politica, premura per il “bene comune”. Ernesto Balducci, su “Testimonianze”, li aveva allora sottolineati, evocando “l’immagine di un itinerario esemplare che sembrava a molti di noi un faticoso e nobile avvio, e che è rimato, invece, una parabola aperta, e quasi subito chiusa, nell’ombra della vigilia”.
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