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Una guerra di simboli (da evitare)
"Corriere Fiorentino", 30 aprile 2011

Il 25 Aprile, giornata-simbolo della (ri)conquista delle libertà civili, non è ancora una ricorrenza riconosciuta da tutti gli italiani.. Anche a Firenze non sono mancate le polemiche. Che hanno rischiato di far passare in secondo piano momenti  significativi come il conferimento da parte del presidente della Repubblica della medaglia alla memoria di Mario Pucci, un giovane fiorentino che  pagò con la vita il rifiuto di denunciare gli amici antifascisti. Napolitano ha messo in guardia le forze politiche dalla tentazione dello “scontro cieco”. Un appello all’insegna della piena assunzione e dell’attualizzazione dello spirito della Costituzione. Un’attualizzazione che niente ha a che vedere con iniziative “di parte” (come ha detto Matteo Renzi) come quella di alcuni senatori, fra cui Achille Totaro, di abolire la disposizione che vieta la ricostituzione del partito fascista.
Di Totaro, sentenze giudiziarie a parte, sono da stigmatizzare anche le espressioni profferite, a suo tempo, contro la memoria di  Fanciullacci. Ma la riprovazione morale è altra cosa dalle intimidazioni che hanno fatto la loro apparizione. E che evocano scenari cupi che si vorrebbero consegnati  ad incubi del passato.
In generale, sul piano politico, non giova suscitare una nuova “guerra dei simboli”. Come quella sul “caso” Giovanni Gentile. Figura complessa: uomo di evidente levatura culturale, che ha lasciato, comunque, un’impronta in chiaroscuro nella scuola, nel mondo dell’editoria e nel dibattito delle idee. Fu, certo, Gentile, in certo modo, “filosofo del fascismo”. Aderì alla Repubblica di Salò. E  pagò (comunque se ne valuti storicamente l’uccisione ad opera di un gruppo partigiano) con la vita la sua scelta. Tutto questo è consegnato alla storia. E in merito un’aperta discussione  di carattere storico può essere riproposta.
Ma ciò ha qualcosa a che vedere con la proposta (sostenuta da alcuni amici in Consiglio Comunale)  di  trasferire le spoglie di Gentile  da S. Croce in un più ordinario cimitero? Ha senso una battaglia “simbolica” attorno al destino di una salma? Tenendo fermo il giudizio storico, prevalgano buonsenso e pietas.
E’ stato detto: “Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti”. Concetto che vale anche per ipotesi di disseppellimento. E’ un monito da tener presente  per far sì che l’ autentico spirito resistenziale e repubblicano fruttifichi , rendendoci più maturi nel guardare alla storia e più  capaci di scrutare con cuore aperto il futuro.

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