La sfida cinese e i diritti umani
Il Firenze, 29 settembre 2006
Fa un certo effetto leggere del presidente della Regione Claudio Martini e dell’assessore al Turismo Annarita Bramerini che rispondono alle pressanti domande dei giovani cinesi. Sulla bellezza della Toscana, sulla cucina toscana, sui prodotti “made in Tuscany”. E’ un grande mercato, quello cinese.
Che può dare ossigeno alle nostre ansimanti aziende. E’ fondamentale cercarvi spazi per accordi e investimenti. E per attrarre nelle nostre città il turismo cinese. Di cinesi, da noi, ce ne sono già molti.
Tutt’altro tipo di presenze. Migranti che arrivano dalle zone meno fortunate di un Paese sviluppatosi “a macchia di leopardo”. Già sedici anni fa ne scriveva Ernesto Balducci: “ (…) nella mia città ci sono duemila cinesi che vorrebbero vedere una pagoda e non la vedono”. Quel testo si intitolava: “La città evento”. Dalla Cina che svetta sulla scena mondiale sarebbe, oggi, affascinato Giorgio La Pira. Che aveva avuto in anticipo il senso della globalità dei destini umani. Il grande scrittore Franco Fortini, di natali fiorentini, definiva la Russia e la Cina come “paesi allegorici”. Paesi che molto hanno significato e che molte delusioni hanno provocato in varie generazioni.
In Cina si è recato di recente anche Prodi. Ha detto che il dialogo sui diritti umani va avanti. E’ più che altro un auspicio. Da due anni a questa parte la repressione delle libertà si è ancora accentuata.
Persecuzioni dei dissidenti, ulteriori restringimenti della libertà religiosa, censura preventiva di internet sono il drammatico contrappunto di uno sviluppo economico strepitoso che dilata megalopoli e innalza edifici che sfidano il cielo. Sono le conseguenze delle scelte operate nel cruciale 1989.
Di Ottantanove ce ne furono due. Quello dell’Europa centro-orientale, dove Gorbaciov non inviò carri armati, con le sue “rivoluzioni di velluto”. E quello di Pechino. Che i carri armati li ebbe in Piazza della Pace Celeste. Tragica ironia di un nome. Fu un passaggio drammatico, una scelta di fondo. La Cina che ne è derivata è un unicum nel panorama mondiale: capitalismo selvaggio più dittatura del partito comunista. La Cina, con la sua espansione e le sue mille contraddizioni, sfida le nostre categorie culturali. Oltreché le nostre economie. Mai modo di dire fu più veritiero: la Cina è davvero vicina.
Severino Saccardi
Direttore di “Testimonianze”
Consigliere regionale della Toscana
29 settembre 2006
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