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Una rivoluzione copernicana per la pace
Il Nuovo Corriere di Firenze, 19 gennaio

E’ tregua.  Dopo  devastanti bombardamenti  nella Striscia di Gaza, Israele ha proclamato la fine delle ostilità. Unilaterale. Hamas ha fatto sapere che, finché le truppe di Tsahal  non se ne andranno, la “resistenza” continua.  Poi, ha proclamato una “sua” tregua di 7 giorni.
La pace è (ancora) lontana.
 Mentre dai territori palestinesi giungevano immagini raccapriccianti, tornava alla mente, in un senso del tutto particolare, il “pensiero” di Pascal: “Ci sono delle ragioni del cuore che la ragione non conosce”. I ragionamenti portano a disquisire sul carattere più o meno “proporzionato” delle operazioni militari. Il “cuore” (che è cosa  diversa dal “sentimento”, cioè  intuizione profonda  del mistero della vita) si ribella di fronte alla sofferenza della povera gente.
E’ per un moto di coscienza che un riservista israeliano  si è rifiutato di partire per Gaza, contestando i bombardamenti su un territorio sovrappopolato. Certo, bisogna essere sensibili alle sofferenze di tutti gli innocenti. Anche a quelle degli israeliani che vivono l’incubo dei razzi Qassam. Siamo “povera gente”, hanno detto anche i familiari delle due bambine palestinesi uccise “per errore” da un lancio di Hamas.
C’è un cammino impegnativo da fare. Israele deve prendere atto che non c’è soluzione militare ad un problema (quello della convivenza fra “opposte ragioni”) che può essere sciolto solo per “via politica”. Gli abitanti di Gaza avranno di che ripensare sulla fiducia accordata, per disperazione, agli estremisti di Hamas, che vogliono trasformare un conflitto politico-territoriale in uno scontro ideologico-religioso.
C’è, in generale, una “rivoluzione copernicana” da operare. In un dibattito  esasperante, si è abituati a valutare con il misurino se, e quanto, si è  filo-israeliani o filo-palestinesi. E’ il riflesso condizionato della dialettica amico-nemico. A cui andrebbe sostituita la logica  del confronto con le ragioni dell’ “altro”  e del coraggio di “osare la pace”.


Severino Saccardi

 

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