Baget Bozzo teologo in politica
Il Nuovo Corriere di Firenze, 11 maggio 2009
Se ne è andato, Gianni Baget Bozzo. Sarebbe riduttivo ricondurre la sua figura al ruolo di “cappellano” del Psi craxiano e di Forza Italia. Don Gianni è stato “consigliere del principe”. Di Bettino Craxi e di Silvio Berlusconi. Ma nel suo cammino intellettuale c’è molto di più. Anche chi è su posizioni opposte alle sue deve tenerne conto. Il pensiero di Baget Bozzo va letto “a più piani”. Non va dimenticato il contributo storiografico che dette all’analisi di un partito che conosceva bene: la Dc. Il “partito cristiano”. Analizzato in relazione agli anni di Dossetti e De Gasperi e a quelli “dell’apertura a sinistra” e del confronto con “il comunismo e la società radicale”. Seguì, Baget Bozzo, una “vocazione adulta”: sarà prete e teologo . Impegnato sul fronte conservatore, per vari anni ebbe la capacità di dialogare anche con i “ progressisti” ed i “preti di frontiera”. Ricordo, nel 1992, un suo intervento in ricordo di padre Balducci, da poco scomparso. Ne parlò con intelligenza, pur criticandone l’ attitudine (esposta, secondo lui, a tentazioni totalizzanti) alla “profezia”.
Certo, il prete Baget Bozzo sentì sempre il richiamo della politica. Due volte europarlamentare socialista, fu, per questo, sospeso “a divinis”. Sanzione poi revocata. Nella passione per l’impegno politico c’era un tratto singolarmente simile a quello dei “cattolici di sinistra” che, in misura crescente, detestava.
La sua diffidenza nei confronti della sinistra l’ha condotto a sostenere il centrodestra e Berlusconi. Una scelta priva di mediazioni. Ma le sue analisi politologiche contenevano spesso spunti interessanti anche per chi radicalmente ne dissentiva. Forse non vedeva, Gianni Baget Bozzo, cultore di un impasto di politica, teologia e cultura con radici in tempo che fu e sostenitore, insieme, della tradizione e della modernità, che nel progetto da lui sostenuto vi erano i germi, anche, della dissoluzione di aspetti importanti di una dimensione che gli stava intimamente a cuore.
Severino Saccardi
|