La mano del nemico...
Il Nuovo Corriere di Firenze, 13 luglio 2009
“Taci, il nemico ascolta!”. E’ il motto intimidatorio di un celebre manifesto fascista. L’ideologia militaristica e quella dei totalitarismi hanno sempre coltivato l’ossessione del nemico. Un’ossessione che, in entrambi i Blocchi, caratterizzò l’ “era di Yalta”. La “mano del nemico”, secondo la versione accettata allora dal Pci, era all’origine dell’insurrezione del 1956 in Ungheria. Una ricostruzione dei fatti di cui personalità come Ingrao e Napolitano hanno poi fatto, correttamente, ammenda. Adesso, a terzo millennio (abbondantemente) avviato, l’evocazione della fantomatica azione di forze ostili torna ad essere riproposta. Così in Iran. Il movimento democratico sarebbe foraggiato dai servizi segreti stranieri. Quelli britannici, in primis, non essendo nominabile il “Grande Satana” americano nell’era del dialogante Obama. Gli oppositori sono infangati e arrestati in quanto “spie”. E’ con l’accusa di essere una spia che è stata arrestata, ed è reclusa nel carcere di Evin, una ragazza francese, in Iran per motivi di studio, Clotilde Reiss. Come “agente del nemico” era, del resto, stata arrestata in precedenza anche Roxaba Saberi, poi rilasciata per le pressioni internazionali. E non c’è solo l’Iran. Nella Somalia islamista la decapitazione è comminata a coloro che vengono accusati di essere “servi dello straniero” e “nemici di Allah”. Non veniva, d’altra parte, ricondotta ad un “complotto” del Dalai Lama la sommossa tibetana dello scorso anno? E come non vedere, secondo questa logica, la “mano del nemico” anche dietro i recenti sommovimenti uiguri?. In un’altra parte del mondo, in Honduras, la polizia del regime spara, intanto, sui manifestanti, evidenti sostenitori di un disegno cospiratorio sostenuto da “forze esterne”.
I regimi autoritari recitano un copione già scontato. Lo stesso che George Orwell, scrittore libertario e di sinistra, aveva descritto ne “La Fattoria degli animali” e in “1984” . Testi da rileggere, come utile contravveleno democratico.
Severino Saccardi
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