“Un’eroina della resistenza democratica del nostro tempo”, l’ha definita il Daily Telegraph. Shirin Ebadi, iraniana, Premio Nobel per la pace 2003, è a Firenze, su invito del Consiglio Regionale. Domani, alle 9.30, a Palazzo Panciatichi, incontrerà il presidente  Nencini e i capigruppo. Alle 16.00 (Galleria dell’Accademia,) terrà una lectio magistralis su “Una vita per la cultura dei diritti”. Musulmana e democratica, Shirin Ebadi è abituata alle sfide. Fu costretta, dopo la rivoluzione khomeinista, ad abbandonare la carriera di magistrato. Ritrovato un  ruolo come avvocato, decise di dedicarsi alla difesa dei soggetti più discriminati della società. Le donne, relegate in uno stato di inferiorità giuridica, e i minori. Al centro delle sua battaglia è la questione della legalità. Per invocare, intanto, il rispetto delle norme esistenti visto che il potere (così è nei regimi autoritari) viola spesso i suoi stessi codici. E per una più avanzata cultura della legalità. E’ un personaggio-simbolo, Shirin Ebadi, e la sua visita a Firenze ha un alto valore simbolico e politico. Il suo Paese è scosso da convulsioni che sono sotto gli occhi del mondo.  Un movimento democratico, coraggioso e brutalmente represso, si muove nella sua stessa logica. Chiede, invocando la verifica del risultato elettorale e nuove consultazioni, il ripristino della stessa legalità del regime. Per andare oltre, verso la democrazia.  Firenze avrà orecchie attente per l’appello di Shirin Ebadi.  A Palazzo Vecchio è esposto il drappo dell’ “onda verde” ed il Consiglio Regionale ha approvato una mozione unitaria che chiede al nostro Governo “di non riconoscere la presidenza di Mahmoud Ahmadinejad finché non siano sciolti i dubbi sulla legittimità del risultato elettorale”. La stessa richiesta dei democratici iraniani, anche di quelli della numerosa comunità fiorentina, che, c’è da crederlo, verranno ad ascoltare dalla voce di una donna coraggiosa che a Teheran la speranza non è morta.

Severino Saccardi