Darfur, il dramma non fa notizia
Il Firenze, 2 luglio 2007
Non è una notizia da prima pagina. Eppure, è significativo che il Consiglio regionale abbia approvato unitariamente una mozione sul Darfur. Il Darfur, nella percezione comune , non è nemmeno un’espressione geografica. In un continente, ricco di risorse, che sta andando tragicamente alla deriva, vi sono paesi particolarmente travagliati. Così è per il Sudan. La cui parte meridionale è stata devastata dalla repressione del regime di Khartum contro cristiani ed animisti. E che adesso vive l’incendio del conflitto divampato, da tempo, in una regione più grande della
Francia. Il Darfur, appunto. La catastrofe è enorme: quattrocentomila morti; due milioni di profughi , ammassati in campi d’emergenza.Un dramma in cui confluiscono molti elementi: spinte autonomiste delle popolazioni africane, che rivendicano un ‘equa distribuzione delle risorse (petrolio, e non solo); ostilità delle tribù arabe, cui appartengono gli spietati miliziani janjaweed, autori di gran parte dei massacri ; sostegno del governo sudanese agli stessi janjaweed, che sono accusati di costituirne il “braccio armato”; impotenza della comunità internazionale, in cui spiccano il comportamento poco lineare degli USA (che stigmatizzano il regime sudanese, ma non troppo, sperando di farselo alleato contro al Qaeda) e la disinvolta opzione della Cina che, nella sua penetrazione in Africa, non si fa problemi sul profilo morale dei suoi interlocutori.
Più di un anno fa, è stato siglato un precario accordo di pace . Ma le violenze continuano. Anzi, la “pulizia etnica” , ormai, insegue i profughi nel confinante Ciad. E’ urgente un’intensificazione massiccia degli aiuti umanitari; è fondamentale che gli organismi internazionali (ONU, Unione africana) intervengano per il rispetto degli accordi di pace e per la cessazione delle uccisioni; è importante che la Corte penale internazionale possa giudicare i responsabili del genocidio di questi
anni.
Ma il Darfur non fa notizia e la tendenza a volger la testa altrove, per la comunità internazionale, è persistente. “L’Africa è lontana/vista dalla luna”: erano i versi di una canzone di qualche decennio fa.
E’ proprio dei poeti o dei cantautori saper pronunciare, a volte, parole di verità che nel mondo della comunicazione e della politica sembrano interdette.
Severino Saccardi
Direttore di “Testimonianze”
Consigliere regionale della Toscana
2 luglio 2007
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