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Smettiamo di svilire la parola
Il Firenze, 4 giugno 2007

 
Il valore centrale della Parola, non solo come elemento comunicativo, ma come sostanza del pensiero e della logica (il logos, “mente” o “ragione”, trova infatti la sua forma visibile, e la sua coerenza interna, nel rigore e nella potenza generatrice della parola).E’ la lezione che abbiamo ricevuto dalla civiltà classica e dal messaggio cristiano. La parola è bene prezioso. Per averne difeso il valore di elemento chiarificatore, Socrate accettò di essere messo a morte.
Oggi viviamo in una società in cui l’immagine sembra soppiantare la parola, mentre essa appare, nel profluvio incontenibile della comunicazione , straripante e, insieme, povera di significato. Viviamo nel tempo della comunicazione globale. Ma c’è sempre meno spazio per indagare nel flusso interminabile delle notizie ed usare lo strumento della ragione critica. Il linguaggio mediatico apre finestre sul mondo, ma inflaziona e svilisce messaggi e contenuti. Nel parlare quotidiano, il congiuntivo non c’è più e i messaggi assumono la forma scheletrica dell’sms. Il dilagare del turpiloquio non mantiene niente della sessantottesca dissacrazione della tradizione ed involgarisce i
modi e gli animi.
Se perde il potere di rischiaramento, la parola diviene “parola-freccia”, che inquina populisticamente la pubblica opinione. E’ risaputo: ne uccide più la lingua della spada. Per ridare valore alla parola bisogna ripensare, anche,il valore del silenzio. “ La parola nasce dal silenzio come il fulmine nasce dalla nube. Il senso della parola non è di trasmettere, è di comunicare, è cioè di rivelare ciò che sta oltre la parola (….) Le parole occultano o svelano, trasmettono comandi o comunicano amore” . Così
Ernesto Balducci. Nessuno come i maestri della parola è capace di tessere l’ elogio penitenziale del silenzio. Diceva Hannah Arendt: “ La sfera politica nasce dal condividere parole ed azioni”. Per un’autentica condivisione pubblica (e formulazione) di valori e di obiettivi , bisogna prioritariamente recuperare spazi di silenzio e far spazio, dentro se stesssi, alla dimensione, disinquinante, del silenzio.
E’ la premessa per restituire alla parola il valore, che enunciavano gli antichi e che in tempi a noi vicini Don Milani ci ha ricordato, di espressione essenziale della dignità dell’uomo e di tutela della libertà.


Severino Saccardi
Direttore di “Testimonianze”
Consigliere regionale della Toscana
 

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