Promesse (vane?) d'inizio anno
Il Firenze, 5 gennaio 2007
Splende il sole sui tetti di Firenze. Mai il cielo riesce ad essere limpido e pulito come in certi giorni di Gennaio. I profili maestosi e familiari del Duomo e di Palazzo Vecchio si stagliano su uno sfondo di luminosa e incantata trasparenza. Il mondo, in queste giornate, sembra una promessa. L’evidente armonia di quel che si vede sembra rendere improbabile il brutto della vita. E’ l’incongruenza delle cose e dell’essere. Su cui si sono interrogati lungamente filosofi, scrittori, santi e poeti: come può l’armonia del mondo essere in così palese contrasto con le vicende, private e pubbliche, della vita che riservano amari risvegli, contraddizioni e dolori? Risposta non c’è.
Certo è che, nel pubblico e nel privato, troppi sono gli aspetti in contrasto con la promessa di felicità cui lo spettacolo della bellezza del mondo sembra predisporre.
E’ l’anno nuovo. Si fanno gli auguri. E intanto ti giunge la notizia che un amico caro che non vedevi da tempo non c’è più. Apri il giornale. Gli incidenti sul lavoro sono già ripresi. Letali. E’ di ieri la notizia di un nuovo morto. A Guasticce, non lontano da Livorno.
Abdel. Marocchino. Caduto sul cantiere. Ucciso da una schiacciasassi..
Portano, i telegiornali, le notizie. Dal mondo. Gli induisti a milioni corrono sul Gange per l’espiazione e l’auspicio di un rinnovamento. Uno spettacolo maestoso.
Dall’India mi scrive un giovane redattore di “Testimonianze”, preso dalle suggestioni e commosso.
Ma con un groppo alla gola, che confessa, per la durezza delle storie di vita di cui in mesi di viaggio è stato spettatore.
Giungono notizie dall’Africa. Gli etiopi hanno sconfitto le corti islamiche in Somalia. E’ un bene? E’ un male? Torneranno i signori della guerra? Le sorti di quel paese in cui ancora si intende l’italiano sono avvolte nell’incertezza. In Iraq, intanto, il deposto dittatore Saddam ha subito la pena capitale. Il dibattito si è acceso: è stato un atto di giustizia? O una vergogna? Gli iracheni senza nome continuano, intanto, a morire. Il mondo si avvolge, e pare annegare, nella sua complessità.
Tornano in mente le parole di Napolitano”: si torni a rigenerare la passione per la cosa pubblica.
Parole che hanno una valenza non solo “nazionale”.
Impassibile, il cielo sopra Firenze ripropone la sua estatica ed enigmatica bellezza.
Severino Saccardi
Direttore di “Testimonianze”
Consigliere regionale della Toscana
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