Sulla legalita' un dibattito tardivo
Il Firenze, 14 maggio 2007
Abitiamo un Paese animato da strane, e improprie, contrapposizioni. C’ è un “pensiero dualistico” che tende perversamente a riproporsi . Significativo è, in merito, il dibattito sulla legalità e la sicurezza. In una società democratica, il principio di legalità deve valere a tutti i livelli. In alto e in basso. Al centro e nei livelli periferici. Ma è evidente che tale considerazione è ben lontana dall’essere condivisa. L’illegalità è sempre da cercare altrove.
E’ uno dei guasti prodotti, in mezzo a molte cose buone (come la partecipazione e il senso della giustizia sociale ), da una certa mentalità degli anni settanta. Come nei volantini dell’epoca (che un certo “antagonismo” riproduce), la vera illegalità è solo quella “dei padroni” e delle classi dominanti.
Intendiamoci: non è che la non osservanza delle regole, il privilegio e l’insensibilità civile (coperte, spesso, da retorica dissimulazione ) non siano presenti ai “piani alti” della società. Ne costituiscono, ancora, i mali di fondo. Ma tale constatazione non può costituire un’attenuante per la minuta e diffusa indifferenza per la legalità che si respira in troppi ambiti della nostra società. Giunge tardivamente la consapevolezza che sicurezza e buon vivere siano tutt’altro che temi “di destra”. La
città ordinata e libera da intemperanze non è, come si legge in qualche scritta murale, “un mortorio”. E’ un contesto in cui costruire una più avanzata convivenza.
Certo, quello nostalgicamente “alternativo”, non è l’unico tipo di pensiero “dualistico”. C’è anche quello, pericoloso e diffusissimo nella “maggioranza silenziosa”, per cui illegalità e degrado sono solo sinonimo di immigrazione e presenza degli stranieri. Come se cultura della cittadinanza, politica dell’accoglienza e legalità non potessero positivamente combinarsi ed interagire.
Legalità, sicurezza, rispetto delle regole sono da imporre a tutti i livelli: nelle “stanze dei bottoni” e del potere, negli ambienti di lavoro (dove sono drammaticamente disattese le norme sulla sicurezza) e nei quartieri delle nostre città. Dove i comuni cittadini devono essere protetti dal degrado e dalla micro (o macro) criminalità. Al di là delle cortine fumogene di contrapposte rappresentazioni, è l’uovo di colombo di una cultura della convivenza all’altezza degli anni duemila.
Severino Saccardi
Direttore di “Testimonianze”
Consigliere regionale della Toscana
|