Vicini alle vittime, scelta politica
Il Firenze, 15 ottobre 2007
C’è stata, qualche giorno fa, una cerimonia a cui mi è molto dispiaciuto, per altri impegni, non poter essere presente: il meritato conferimento del Gonfalone d’argento del Consiglio regionale a tre donne toscane. Le tre donne sono Grazia Grazioso, direttrice della Casa circondariale “Mario Gozzini” , l’impreditrice Margherita Dogliani e Mariella Magi, vedova dell’agente Fausto Dionisi, ucciso dai terroristi di Prima Linea nel 1978.
Ho personalmente avuto modo di salutare brevemente Mariella Magi, durante un altro incontro dedicato alle vittime del terrorismo. Quando mi ha ringraziato per le posizioni espresse durante un confronto con Lorenzo Conti, figlio dell’ex sindaco di Firenze ucciso dalle Brigate Rosse. Il riconoscimento che oggi le è stato dato suona come risarcimento al senso di abbandono che, purtroppo, le vittime della violenza stragista e terroristica e i loro familiari hanno avuto l’impressione di subire . Idealmente, può essere dedicato alle donne che hanno dovuto elaborare nel silenzio la perdita di persone care strappate loro da una violenza insensata. A Noretta, vedova di Aldo Moro, a Sabina Rossa, figlia del coraggioso operaio dell’allora Pci ucciso dai brigatisti, ad Antonia Custra. Che è la dolente e coraggiosa figlia del vice-brigadiere Antonio Custra, ucciso nel ’77, in via De Amicis, a Milano. Antonia, dopo trent’anni lacerati dal dolore e dal risentimento, ha voluto, imprevedibilmente, incontrare l’uccisore del padre. Ha così espresso il senso del suo atto:”Sono ora una persona piena d’amore”.Una rinnovata attenzione alle vittime del terrorismo non è solo un dovere morale.
In un Paese come il nostro, in cui le notti di incubo durano decenni e le stelle a cinque punte ricompaiono incredibilmente sui muri, è un segnale politico. E’ come dire che la logica distruttiva della violenza non prevarrà. Né quella, assurdamente residuale, che ancora alligna in casa nostra.Né quella che minaccia la convivenza e il dialogo fra le civiltà su “scala globale”. La legalità, il dialogo e, come ha detto con disarmante semplicità Antonia Custra, l’ “amore” possono prevalere, se lo vogliamo, sulla logica distruttiva che già “I demoni” del grande Dostoevskji avevano saputo prevedere.
E che da troppo tempo attira menti abbacinate dal Nulla morale travestito da ideologia.
Severino Saccardi
Direttore di “Testimonianze”
Consigliere regionale della Toscana
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