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Nelle carceri la parola dignita'
Il Firenze, 22 ottobre 2007

 
Ha un nome delicatamente poetico il Giardino degli incontri. Che sembra voler lenire l’ afflizione legata alla realtà in cui si trova: il carcere di Sollicciano. Il “Giardino” (che è costituito da una grande sala per i colloqui fra detenuti e familiari, prospiciente ad un parco esterno ) nacque dall’idea di alcuni carcerati. Poi sposata dal grande urbanista Giovanni Michelucci. Che disse: “Saranno i bambini, oltre le nostre intenzioni, a scoprire il senso di questo spazio”.
Di Michelucci, che aveva con Balducci un rapporto di reciproca stima, ricordo un bell’intervento al Convegno di “Testimonianze” dedicato a La sfida delle città sul rapporto fra “città tenda” e “città carcere”. Quando, nel Giugno 2005, chi scrive, appena eletto in Consiglio regionale, si recò a Sollicciano, il “Giardino” era incompiuto. Con Enzo Brogi, registrammo la preoccupazione per i lavori che non procedevano. Adesso è un vero luogo di incontro. Colpiscono le forme fantasiose
dell’architettura e i colori delle panchine che ricordano quelli, trasgressivi e bambineschi, di Gaudì. Il 20 Ottobre, nella Sala degli incontri si è tenuto un Convegno, presieduto da Sandra Landi, sull’insegnamento dell’ “italiano come seconda lingua” ai detenuti stranieri (a partire da un libro curato da Gaetana Rossi e Cosimo Scaglioso). Un tema non solo “ didattico”. Si è discusso della realtà mutata del “pianeta carcere”. Alessandro Margara ha dato le cifre della composizione della
popolazione carceraria. Sono soprattutto emarginati ed “extracomunitari” di etnie, culture e religioni diverse quelli che vivono reclusi, secondo l’immagine proposta da Scaglioso, in una sorta di “rovesciato” Vaso di Pandora. In cui “si chiude il male e non gli si dà voce”. E’ anche attraverso l’insegnamento della lingua italiana ai detenuti stranieri ed una nuova capacità di esprimersi che passa la “ricostruzione di un percorso di cittadinanza” (Paola Arcuri, Fulvia Poli).
Valgono gli insegnamenti di Don Milani: l’importanza della parola, per dare espressione alla dignità umana e lo studio delle lingue per poter dialogare fra diversi. A confronto con il volto oscuro della globalizzazione, evidenziato dalla nuova realtà carceraria , sono indicazioni capaci di far intendere, in contesti inusuali, la lingua universale dei diritti dell’uomo.
 
Severino Saccardi
Direttore di “Testimonianze”
Consigliere regionale della Toscana

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