Saper cogliere bellezza e dolore
Il Firenze, 16 luglio 2007
Sul cielo limpido, si stagliano i monumenti-simbolo di Firenze: il Duomo, Palazzo Vecchio, il Bargello, la Badia Fiorentina. Nell’ incanto del tramonto che muta in crepuscolo, tornano alla mente le parole del prete-poeta David Turoldo, figlio adottivo di Firenze, sull’ “anima misteriosa di questa città”. Firenze è un concentrato della bellezza del mondo. Contemplarla sul far della sera vuol dire addormentarsi con l’animo illuminato dalla fiducia nel lato bello della vita. Ma può capitare, al risveglio, di riscoprirne, sgomenti, il lato oscuro. Come è occorso, a chi scrive, ricevendo, oggi, di
prima mattina, la notizia della scomparsa di un‘amica ancor giovane. La bellezza del mondo e la tensione verso orizzonti di felicità e l’inestricabile intreccio con il “limite oscuro” dell’esistenza, gravata dal dolore e dalla mortalità. E’ la contraddizione su cui si sono interrogati i grandi esponenti del pensiero religioso (da S. Agostino a Pascal), ma anche scrittori, pensatori e poeti che avevano un orizzonte puramente umano. Epicuro e Leopardi, Sartre e Camus. O conoscitori del dramma della natura umana come Dostoevskij. L’esistenza deve coltivare la capacità di leggere la poesia delle
cose e di elaborare temi difficili come quelli del dolore. Che sono presenti in tutte le culture. La compassione per la sofferenza dei viventi caratterizza il buddismo. I temi dell’esistenza sono centrali nell’induismo.
Oggi, nel nostro mondo, sembra che domini la cultura della rimozione. Ci si abitua a vivere in superficie. Il volto della città è deturpato da scritte dementi che coprono i muri. La cultura dello sballo riempie di stupefacenti le acque dell’Arno (e di tanti fiumi). La notte è resa violenta da fiumi di alcool. Le cronache parlano, come di un tributo ineluttabile, delle stragi di giovani nel week-end.
O di migranti clandestini morti assiderati in un tir . L’informazione “globale” genera,
paradossalmente, assuefazione Non sembra rimanere spazio per cogliere, sui due versanti, la bellezza e il dolore del mondo. Il cristiano Bonhoeffer, martire in un lager nazista, invitava a concentrarsi sulla concretezza della storia: sui temi politici e sociali. E’ giusto. Ma bisogna anche che la riflessione sul senso profondo dell’esistenza torni ad avere un rilievo capace di conferire dignità alla vita individuale e collettiva.
Severino Saccardi
Direttore di “Testimonianze”
Consigliere regionale della Toscana
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