C’era una volta (fino a pochi anni fa) il servizio di leva obbligatorio. E c’ è stata, in parallelo, la battaglia per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza.  Per questo, Don Milani scrisse “L’obbedienza non è più una virtù”. Fu processato, per la difesa del diritto  a non impugnare le armi. E fu processato,  per lo stesso motivo, anche  Ernesto Balducci. Erano i primi anni ‘60. Poi l’obiezione di coscienza è divenuta legge dello Stato. I giovani hanno potuto scegliere se “servire la patria”  in armi o dedicandosi ad attività civili.
In anni recenti-  dopo l’abolizione della leva obbligatoria- il servizio civile è divenuto un’esperienza fortemente strutturata. Migliaia di giovani hanno fatto un anno di (utile) attività presso  associazioni di carattere sociale e culturale.
Oggi, dal servizio civile, giunge un urgente “s.o.s.”. Un allarme ripreso anche in una mozione presentata in Consiglio Regionale (da chi scrive e da altri 14 consiglieri di diverso orientamento politico).
Il motivo della preoccupazione è presto detto. Nella Finanziaria per il 2009, il Governo vuol tagliare il 42% delle risorse del servizio civile, che passano dalla cifra (già fortemente inadeguata ) di 299 milioni del 2008  a 171 milioni.
 E’ a  rischio la possibilità per i giovani di avere accesso a questa  opportunità.
La risposta è nota: c’è la crisi ed i “tagli” sono indispensabili. Le associazioni del  volontariato si dicono disponibili ad una razionalizzazione  del rapporto con il servizio civile nazionale. Ma sottolineano anche che i “tagli” sarebbe più opportuno apportarli  ai troppi enti inutili che abbondano nel Paese. Sostenere progetti di carattere sociale e culturale non è una spesa improduttiva.  C’è chi dice, con felice “provocazione”, che il servizio civile nazionale andrebbe, se possibile, ulteriormente esteso. Come dimensione formativa etica, e di avviamento alla cultura professionale, per i giovani e come investimento  di una società capace di scommettere sul futuro.

Severino Saccardi