Il risultato del voto, che ha consegnato una netta maggioranza a Popolo delle libertà e Lega, conferma la suddivisione del nostro Paese in tre parti. Tre “Italie”. Aver concepito la saldatura fra istanze dei ceti produttivi del Nord e tradizione assistenzialistica del Sud è stato fin dall’inizio il tratto distintivo del progetto di Berlusconi. Una specie di azzardato ossimoro che ha invece nuovamente funzionato.
Stretta in mezzo sta la cittadella dell’Italia centrale. Dove il Partito democratico raccoglie consensi record. Se è sbagliato inquadrare il consenso alla Lega come semplice manifestazione di protesta, è altrettanto riduttivo classificare come “conservatore” il voto delle regioni centrali. Nelle quali, oltre ad una specifica tradizione politica di sinistra, esiste l’ineguagliata rete del volontariato sociale e
culturale. Un patrimonio che il PD farà bene a non trascurare. Non è semplice decifrare l’identità plurale del nostro Paese, che cerca una strada verso la modernità avanzata, e tornare a parlare, contemporaneamente, a tre “Italie” fra loro incomunicanti.
Resta il fatto che, da noi, anche in tempi di antipolitica (e con un astensionismo che ha devastato la sinistra alternativa), la partecipazione al voto ha percentuali eccezionali.
In democrazia è una ricchezza. Il libero voto è l’elemento fondante, anche se non esaustivo, della democrazia. Non è male sottolinearlo, negli scenari del “mondo globale” in cui prosperano ancora tirannie variamente configurate. E non è superfluamente retorico sottolineare, in tempi poveri di memoria, che la nostra libera abitudine al voto si è potuta affermare e consolidare grazie agli eventi storici evocati dalla ricorrenza del 25 Aprile. Che rimanda ai lontani giorni del 1945 in cui la vittoriosa resistenza dei popoli europei contro il nazifascismo fece intravedere l’alba di un tempo nuovo.

Severino Saccardi
Direttore di “Testimonianze”
Consigliere regionale della Toscana