Il riscatto di Abele
il Corriere di Firenze, 20 ottobre 2008
La “secolarizzazione”, accanto alle acquisizioni positive (separazione stato-chiesa, laicità…), ha prodotto anche qualche danno . Un aneddoto: ad un esame di maturità, cui ero presente come commissario, una studentessa, preoccupata, mi chiama. Nel titolo del tema sono citati Caino ed Abele. La ragazza non li ha mai sentiti nominare. Un episodio che la dice lunga sull’eclisse, accanto alla formazione di tipo confessionale, di una cultura “religiosa” di carattere generale. In cui si trovano, per credenti e non credenti, alcuni riferimenti fondanti della “pianta uomo” . Riferimenti che ci parlano. Come la primordiale tragedia di Caino e Abele. Che continuamente replica se stessa. Così è nella disgregazione sociale che produce mattanze ( Castel Volturno). E costringe Roberto Saviano a vivere braccato. Lascia il suo segno, Caino, nei focolai di guerra del “mondo globale”. E’ una vicenda infinita, in cui le parti, talora, mutano di posizione. Si ricordi la perentorietà del comando: “Nessuno tocchi Caino”. Ci dice dell’intangibilità della vita. Anche di quella di chi ha ucciso. Ma, in piena moratoria Onu, la pena di morte è comminata a piene mani.
Intanto, due vicende parallele ci hanno ricordato la tragedia degli “anni di piombo”. Quando Caino vestiva i panni dell’ideologia. A far di nuovo sanguinare quella ferita la sconcertante negazione dell’estradizione da parte della Francia dell’ ex terrorista Petrella, per “motivi di carattere umanitario”. Di segno opposto la vicenda che ha al centro Sabina Rossa, figlia dell’operaio e militante del Pci ucciso dalle BR, ed uno degli appartenenti al commando omicida. All’ex brigatista è stata negata la libertà condizionale. Sabina si è espressa, invece, a favore della concessione dei benefici di legge . “In 28 anni si è ravveduto ed ha pagato”, ha sobriamente sostenuto.
Ha fatto un bel gesto. Un gesto di quelli che esprimono la tranquilla forza morale di chi sta dalla parte dolente di Abele. |